Artista poliedrico come pochi è stato un eclettico animatore della cultura della Sabina e specialmente della natia e amatissima Monterotondo, l’antica Eretum, città alle porte di Roma dove è nato e che ha continuato a frequentare tutta la vita pur vivendo nella capitale. Giornalista, scrittore teatrale, fumettista, grafico, fu cultore delle tradizioni e del dialetto di Monterotondo, in cui scrisse satire e commedie; in particolare il pluripremiato Noi padri, noi figli (1989) e Lu processu allu magu (1991). Organizzò il Premio di poesia dialettale sabina “Centro Mezzaluna” e gli incontri “Il Pincetto di Poesie” dedicati ai poeti in dialetto, animando così le prime edizioni dell’Estate Eretina.
In dialetto romanesco, invece, scrisse molte poesie, fra le quali le sillogi Rugantino (1970), Er monno da principio (1986) e L’almanacco di Ergo (1986). Diverse le opere e i contributi in lingua italiana: Il giardino dell’erba voglio, Nostrana, Raccontare Monterotondo.
Nel 1985 fondò “Ergo”, rivista mensile e poi quindicinale, supplemento al giornale “Mondo Sabino” del quale fu assiduo collaboratore.
Autore di cartoons, tra i primi in Italia, negli anni Settanta fu nominato capo del reparto “truke cinematografiche” della SPES e nel 1988 direttore artistico della I.C. Cartoons di Ancona per produrre una serie di cartoni animati. Tenne seminari in varie città d’Italia su tematiche legate alla cinematografia. Impegnato a Monterotondo su vari fronti, non solo artistici, declinò una lucrosa offerta di lavoro a Los Angeles.
Morì nel 1991 lasciando la moglie Elia e le due figlie Paola e Giorgina.
Giorgina ha scritto la postfazione a La pelle degli altri, romanzo che viene qui ripubblicato dopo oltre 30 anni.
All’epoca dei fatti narrati in questo straordinario romanzo, la Battaglia di Monterotondo del 9-10 settembre del 1943 allorché truppe paracadutate tedesche vennero eroicamente respinte dalla popolazione civile, Osvaldo aveva 15 anni.
Il ricordo rimase indelebile nella memoria del ragazzo e dell’uomo. Ma anche di tutta Monterotondo alla quale fu insignita la medaglia d’argento al Valor Militare per l’eroica resistenza e per i sacrifici sostenuti dalla popolazione durante la seconda guerra mondiale.